M come Molestie Morali

M. si mostrava sempre disponibile, accogliente, affidabile e stimolante e questo gli ha permesso di creare il suo personaggio e una certa confusione in me già insicura.

M. mi definiva border-bipolare e così mi presentava agli altri. Mi arrabbiai per questo ma lui mi convinse che fosse giusto. Avevo interiorizzato così bene le contraddizioni dell’amore perverso materno che evidentemente faticavo a riconoscerlo negli altri e a difendermene. Il clima di dubbio circa la mia sanità mentale si insinuò in me e in chi ci frequentava. 

Qualsiasi nostro confronto era stroncato da lui in partenza.

Dopo anni, esasperata, smisi di assecondare le sue perversioni sessuali chiedendo che venissero rispettati i miei limiti come io avevo accolto le sue fantasie senza giudizi e, non ascoltata, alla fine smisi di andarci a letto. Fui insultata e accusata di non sapermi lasciare andare perché non volevo scopare con altre donne o farmi frustare tutte le volte legata e appesa ad un chiodo del soffitto.

Tradirlo prima di lasciarlo fece sì che ancora una volta lui apparisse come una vittima e io quella fuori controllo. Disse agli amici più stretti che mi sperava felice mentre mi scriveva mail terrificanti in un ultimo tentativo di distruggermi.

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